«Lottare contro la povertà significa lottare anche contro la solitudine»
Il recente rapporto Oxfam denuncia un aggravarsi delle disuguaglianze a livello globale. Lo vediamo anche nel nostro territorio: si allarga la fascia di assistiti Caritas, aumentano i giovani poveri. Con Michele Luciani, operatore Caritas Ferrara, ragioniamo sulla perdita, conseguente, di rapporti sociali e sulle nostre proposte per combattere le varie forme di solitudine
Si allarga la fascia di povertà e si abbassa l’età media di chi chiede aiuto. Con conseguenze importanti anche sui rapporti sociali di queste persone.
Prende spunto dal nuovo rapporto di Oxfam (ong impegnata nella lotta alle disuguaglianze) sulla povertà a livello mondiale, Michele Luciani, operatore Caritas Ferrara, per ragionare su come, nel nostro piccolo, l’allarme lanciato riguardi anche quelle persone che magari spesso incrociamo lungo le nostre strade.
Il rapporto Oxfam, pubblicato in occasione dei lavori del World Economic Forum a Davos (16-20 gennaio), racconta di un mondo nel quale i ricchi si arricchiscono e i poveri aumentano. Nel biennio 2020-2021, infatti, l’1% più ricco ha visto crescere il valore dei propri patrimoni di 26 mila miliardi di dollari, in termini reali, accaparrandosi il 63% dell’incremento complessivo della ricchezza netta globale (42 mila miliardi di dollari), quasi il doppio della quota (37%) andata al 99% più povero della popolazione mondiale. Nell’intero decennio 2012-2021, l’1% aveva beneficiato, invece, di poco più della metà (il 54%) dell’incremento della ricchezza planetaria.
Poveri, una platea sempre più ampia
Differenze in crescita che si possono vedere anche nella piccola realtà ferrarese. «La povertà si traduce sempre più in disuguaglianze sociali», spiega Luciani. «Anche qui in Caritas a Ferrara ci accorgiamo di come i poveri siano diventati ancora più poveri, e in particolare ci rendiamo conto di come si allarghi la platea dei bisognosi che si rivolgono a noi: sempre più, infatti, sono persone che un reddito ce l’hanno, ma insufficiente per uno standard di vita dignitoso». E, fra questi, in continuo aumento sono gli italiani. «Spesso sono lavoratori precari, saltuari, irregolari, o anche regolari, ma che non arrivano a fine mese, o persone che si sono indebitate. Sono individui professionalmente poco o per nulla qualificati, con titoli di studio bassi».
Non solo cibo: anche vestiti e farmaci
Persone che arrivano al Centro di via Brasavola soprattutto per ritirare i pacchi viveri, in quanto servizio meno “stigmatizzante” rispetto alla mensa. «E inoltre, queste persone – prosegue Luciani -, oltre al pacco con beni alimentari ci iniziano a chiedere anche indumenti e di potersi rivolgere al nostro ambulatorio per avere farmaci gratuiti. Tutto ciò, per tentare di mantenere un tenore di vita decente».
Tra queste persone, inoltre, metà ormai sono donne, «spesso perché sono loro che nel proprio nucleo famigliare si intestano la richiesta di aiuto, venendo a farci domanda della tessera Caritas, mentre il marito magari ha più pudore a farlo».
In aumento i giovani studenti e lavoratori
Ma anche a livello anagrafico preoccupa il vedere sempre più ragazzi (20enni, 30enni) essere a un tale livello di difficoltà da scegliere di rivolgersi a Caritas. «Sono giovani – spiega Luciani – le cui famiglie d’origine non riescono più a tutelare». Si tratta soprattutto di studenti universitari, o di giovani appena usciti dal proprio nucleo famigliare ma che faticano a diventare autonomi; o ancora, giovani che hanno una loro famiglia, spesso con bimbi piccoli, ma che faticano a far quadrare i conti.
E proprio pensando a una buona fetta di loro, quella degli studenti universitari, nel corso del 2023 Caritas Ferrara-Comacchio inaugurerà uno studentato sociale nel Centro diurno per famiglie in viale Po: un aiuto ai tanti studenti in difficoltà attraverso l’offerta di vitto e alloggio, con in cambio la possibilità, per gli stessi, di fare volontariato nella stessa struttura. Questo discorso sul coinvolgimento diretto degli assistiti ci porta ad aprire un altro ambito fondamentale – e più che mai urgente – della questione povertà: quello della socializzazione.
Più poveri, più soli: le proposte della Caritas
La povertà, infatti, oggi più che mai porta con sé isolamento, solitudine, depressione. «Chi è più povero ha meno opportunità di una vita sociale – prosegue Luciani -, soprattutto in una società come la nostra dove il potere d’acquisto conta sempre più anche nel tempo libero». Da qui la richiesta, più o meno esplicita, di un coinvolgimento diretto da parte degli stessi assistiti: «prima ci chiedono aiuto, poi ci chiedono anche di diventare volontari Caritas. È molto importante che queste persone fragili, a rischio di marginalità siano coinvolte nelle nostre attività, offrendo loro tirocini di inclusione, o appunto come volontari». Un altro progetto Caritas è nato un anno fa, e riguarda l’accoglienza di detenuti in affidamento o di ex detenuti recentemente scarcerati presso l’ex canonica della parrocchia di San Giacomo all’Arginone
Ma ciò che la Caritas fa per togliere queste persone dalla solitudine, non può bastare. C’è bisogno dell’intera comunità. «Per lottare contro queste forme di isolamento causate dalla povertà, è sempre più importante una solidarietà di comunità, di collettività inclusive, che facciano sentire la persona in difficoltà riconosciuta nella propria identità». L’emergenza Ucraina è stata emblematica al riguardo, con la forte mobilitazione anche nel nostro territorio a favore dell’accoglienza – a tutto tondo – dei profughi provenienti dal Paese in guerra: non solo l’offerta di ospitalità ma anche la proposta di attività di diverso tipo, come feste, campi estivi, momenti ludici o culturali.
Un tema sempre più decisivo per evitare – quanto possibile – che si creino situazioni di marginalità, spesso (come ci racconta la cronaca) con epiloghi drammatici.