Il pensiero di Caritas Ferrara per Papa Francesco
Alla vigilia del funerale di Papa Francesco, Caritas Ferrara ne vuole rievocare l’importanza nel tracciare un cammino, attraverso le parole dell’operatore sociale Michele Luciani.
Papa Francesco è stato vicino alla gente: il papa che ti telefona, ti scrive, ti abbraccia. Questa immagine che, per immediatezza, travalica anche il suo magistero, rende testimonianza di una Chiesa premurosa e “accessibile”. Certamente essa si presta a essere banalizzata. Tra i detrattori e i sostenitori del papà che fu Jorge Maria Bergoglio non so quanti abbiano letto le sue encicliche. Per una comprensione più meditata del suo magistero dovremmo di certo cominciare da lì: dal richiamo forte alla giustizia sociale, alla giustizia ecologica, alla giustizia economica, alla giustizia ultima di Dio. Ma resta tuttavia vivo nel ricordo – e credo che resterà a lungo come “tag” del suo pontificato, non solo verso i poveri e i diseredati della terra, com’è scontato, ma verso tutti, ricchi e potenti compresi, un sentimento di fraternità che, nella mia piccola esperienza di operatore Caritas, riconosco come un valore preziosissimo. Non è scontato che le opere di Carità, nei luoghi e nei servizi, siano espressione di fraternità. Esse possono diventare posti e strutture in cui si esercita la carità dentro un sistema di rapporti
che, pur richiamandosi a bei principi, tiene i poveri a distanza. Il francescanesimo di papa Francesco, proprio per la sua facile intellegibilità, ha efficacemente richiamato ognuno di noi a essere, innanzitutto, per gli altri, un buon cristiano, che si interessa, ti chiama per sapere come stai, si affaccia nella tua vita lì dove accade, negli affanni della quotidianità; si ferma, come faceva Gesù, a casa tua. Senza questa affabile prossimità quale carità è mai possibile?