Giornata del Volontariato: il Vescovo Perego affida a Caritas Ferrara il suo messaggio
Il 5 dicembre si celebra la 39esima Giornata Mondiale del Volontariato istituita dalle Nazioni Unite nel 1985 con lo scopo di riconoscere il lavoro, il tempo e le capacità dei volontari in tutto il mondo.
Per questa speciale occasione, Monsignor Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara – Comacchio, attraverso la Caritas di Ferrara, ha voluto condividere un messaggio con la città.
«Credo che oggi il volontariato abbia una particolare parola da sviluppare: responsabilità.
Il volontariato ha da sempre una caratteristica di solidarietà, gratuità, vicinanza, prossimità alle persone, dai bambini agli adulti, agli anziani ai disabili, ai giovani che giocano in una squadra sportiva o che fanno un’esperienza di salvaguardia del creato, però il tema della responsabilità diventa importante perché tante volte nel volontariato, come nella partecipazione alla cittadinanza attiva, è proprio questa che manca. C’è il rischio di fare un volontariato a tempi alterni, legato a un’emozione, solo perché trascinati da amici, mentre si tratta di una scelta di vita, che regala non solo del tempo, ma anche una continuità di tempo accanto alle persone. Questa giornata credo che possa essere all’insegna della responsabilità diffusa, una responsabilità continuativa nei confronti dei beni comuni, delle persone, del creato, della città come un bene nella quale siamo inseriti che ha bisogno della nostra partecipazione. C’è bisogno di donare dei tempi certi e dei momenti certi di prossimità nei confronti delle persone».
Qual è lo stato di salute del volontariato nella nostra città? Rispetto al passato, c’è stato un allontanamento dei cittadini e del mondo cattolico rispetto a promozione e sostegno di iniziative di solidarietà e aiuto al prossimo?
«Dai dati dell’Istat si sa che il volontariato in Italia da 10 anni è in continuo calo ma non solo, c’è uno spostamento sul mondo sportivo e più in generale del tempo libero, rispetto alla realtà sociale, alla povertà, alla sanità. È un volontariato che spesso punta, per chi per esempio è in pensione, a restare vicino a quello che era stato il proprio lavoro o il proprio hobby, agli interessi dei figli e nipoti, un volontariato più vicino alla famiglia e ai propri interessi che non alle necessità reali di una città, dove ci sono persone che mancano dell’essenziale per vivere. Sono cambiate le caratteristiche del volontariato, più legato a dei bisogni individuali e familiari che non alla vita e alla realtà sociale.
Ci sono alcuni mondi dell’associazionismo che riguardano ancora tutti, ma sono legati a prestazioni temporanee e non continuative, c’è bisogno di costanza nell’accompagnamento di una persona in difficoltà, senza questa, la persona rischia di sentirsi ancora più sola, serve continuità nella visita ai malati, nel dare un pasto ogni giorno a chi ha bisogno.
Abbiamo bisogno di un volontariato che guardi fuori e non solo dentro, che guardi ai bisogni sociali e sanitari della città stessa».
Don Andrea Zerbini, responsabile del Centro di Ascolto della Caritas Parrocchiale di Santa Maria in Vado, ci ha raccontato che la rete del welfare sociale ferrarese non riesce ad arrivare dappertutto e che per questo spesso le parrocchie si ritrovano a dover accogliere persone in difficoltà che non hanno trovato altri a cui rivolgersi o disposti ad aiutarli. Come legge questa situazione?
«Un altro aspetto che il volontariato rischia di perdere e che invece ha sempre avuto dalla sua nascita alla fine degli anni ‘60 è la sua carica politica, di denuncia di alcune situazioni, di stimolo alle istituzioni perché non si distraggano dai bisogni veri dei cittadini.
La carità non può sostituire la giustizia e non può sostituire la tutela dei diritti fondamentali di ogni persona.
Un volontariato ripiegato su se stesso rischia di non avere questa carica politica e di denuncia e stimolo alle istituzioni a un approccio diverso, a servizi diversi, che siano attenti a quella quota di persone che magari non possono far sentire la loro voce: anziani, disabili, senza dimora, migranti, richiedenti asilo e rifugiati.
Il ruolo del volontariato non deve essere quello di sostituirsi alle istituzioni, di essere una “pezza” laddove mancano queste ultime, ma di dare un valore aggiunto ai servizi che le istituzioni sono chiamati a fornire.
Dove però questi servizi faticano ad arrivare, come nelle frazioni per esempio, un ruolo fondamentale lo svolge proprio il volontariato ecclesiale, che oltre a contribuire a tenere in ordine la chiesa, bene comune di tutta la comunità, si mette a disposizione per accompagnare le persone in farmacia, dal medico, al patronato, in banca, offre aiuto per usare il computer e collegarsi a internet, e compilare moduli.
Le parrocchie, soprattutto in periferia, sono ormai gli unici ambienti comunitari dove le persone si ritrovano per momenti di aggregazione».
Perché scegliere un volontariato responsabile?
«Nessuno vive solo per sé, c’è un noi. Papa Francesco lo ripete spesso, è importante tenere presente che c’è un tu, che è un altro da sé. È importante tenere presente la comunità di cui si fa parte. Una comunità dove ognuno fa i propri interessi e pensa solo a se stesso non è una vera comunità, è un insieme di individui, perché ci sia comunità e città è necessario che ci sia un interesse comune per dei beni comuni, delle strutture comuni, che servono quegli aspetti fondamentali della vita delle persone: la scuola, la salute, la salvaguardia del creato, sono beni essenziali di cui tutti devono poter usufruire.
Si può donare il proprio tempo per garantire che questo avvenga. Se uno gestisce il tempo libero e le “cose” solo per sé, c’è il rischio che manchi qualcosa alla città e alla comunità.
Invito tutte le persone a pensare alla propria settimana anche con un tempo dedicato al volontariato, considerandolo un dono, che può diventare un valore per una persona che manca di tutto, in vista anche delle prossime feste natalizie, dove sappiamo che lo spreco è tantissimo e dove forse ci dimentichiamo di coloro a cui manca il necessario».
La prossima settimana vi racconteremo le storie dei volontari di Caritas Ferrara che questo messaggio di Monsignor Perego già lo interpretano nella loro quotidianità e donano il loro tempo per un volontariato responsabile, sempre vicino all’altro e che può essere un dono per chi lo riceve e per chi lo fa.