Il ricordo di Papa Francesco
“Ha presieduto nella carità la Chiesa, ricordandoci continuamente la scelta preferenziale per i poveri”
Il saluto del Vescovo
Per la comunità ferrarese di Caritas, si sono susseguiti giorni intensi di fede, raccoglimento, preghiera e cordoglio. Dopo la Santa Pasqua, il Lunedì dell’Angelo con la perdita di una guida spirituale che tanto ha fatto per i poveri, gli ultimi e gli emarginato a cui dedichiamo il nostro impegno quotidiano. Poi il 23 aprile, il giorno del nostro Santo Patrono San Giorgio, ha nuovamente riunito la comunità cristiana in una profonda riflessione, che ruota attorno alle parole che l’Arcivescovo di Ferrara e Comacchio Monsignor Gian Carlo Perego, presidente di Caritas Ferrara, ha indirizzato ai Presbiteri dell’Arcidiocesi per la morte di Papa Francesco.
“Cari Presbiteri,
la notizia della morte di Papa Francesco ci ha svegliato il Lunedì dell’Angelo, giorno pasquale, mentre le donne, “abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli” – ci ha ricordato la pagina evangelica di Matteo. Nel giorno di Pasqua Lui stesso, all’Angelus, ci aveva benedetto e augurato Buona Pasqua.
Ringraziamo e lodiamo il Signore per il dono di un Papa che ha presieduto nella carità la Chiesa, ricordandoci continuamente la scelta preferenziale per i poveri della Chiesa. Fino all’ultimo giorno, quando nel messaggio ‘urbi et orbi’, quasi un testamento, ha ricordato le violenze e i conflitti nel mondo, ma anche nelle famiglie, e “quanto disprezzo si nutre a volte verso i più deboli, gli emarginati, i migranti”, invitando tutti alla speranza. Lo accompagniamo, con le nostre comunità, nella preghiera, in questi giorni che precedono il rito delle esequie. Il Cristo risorto lo aspetta sulla porta della casa del Padre misericordioso”.
L’omelia di San Giorgio
Il tributo a Francesco è ritornato anche nell’omelia dell’Arcivescovo, nel giorno del Patrono di Ferrara. “Francesco, magistero profondo”, è il saluto di monsignor Perego.
«Subito il riferimento al patrono, San Giorgio, ma poi il ricordo di papa Bergoglio di cui, ieri, era l’onomastico. E’ cominciata così – come ha riferito il quotidiano locale Il Resto del Carlino di Ferrara – l’omelia dell’arcivescovo Gian Carlo Perego pronunciata nel corso dell’affollata messa della mattinata (animata dalla Comunità Shalom) nell’antica basilica oltre il Volano, dedicata appunto a San Giorgio.
In apertura il saluto del rettore del santuario don Giovanni Polezzo. Il titolare della nostra diocesi, da sempre vicinissimo a Francesco, ha voluto ricordarlo e ringraziarlo “per un Magistero ricco e profondo che ci ha orientati in questi dodici anni del suo Pontificato”. Più avanti, citando l’enciclica “Fratelli tutti”, Perego affermerà che occorre rifuggire la tentazione di attuare “una cultura dei muri, di alzare i muri, muri nel cuore, muri nella terra per impedire l’incontro con altre culture, con altra gente”.
Se questi sono stati i riferimenti diretti al Papa, altri passaggi dell’intervento dell’arcivescovo sono stati chiaramente in linea con l’insegnamento di Bergoglio: “La Chiesa che cresce dopo la Pasqua, che si diffonde nelle città – ha infatti osservato Perego – porta questo stile nuovo, di preferenza per gli ultimi, di prossimità, ma anche di amore alla verità e alla giustizia”. Valori e stili, dunque, traslati nella realtà odierna e cittadina dove la fede giunse con i cristiani e si rafforzò nei secoli: “Una fede che era capace di lasciarsi guidare anche dall’intelligenza, dalla cultura e che ha generato santi, profeti, che hanno avuto il coraggio di scelte radicali”: dalla Beata Beatrice d’Este a Santa Caterina Vegri, dal Beato Tavelli al profeta Girolamo Savonarola “che condanna l’usura e una politica che guarda solo l’interesse personale e familiare” fino “ai Servi di Dio del nostro tempo, Suor Veronica e Padre Marcello”.
Poi una domanda diretta sulla quotidianità: “C’è ancora fede in questa città?” La risposta per l’arcivescovo “non può che essere positiva. La fede attraversa, senza clamore le strade, le case, le famiglie, le chiese, i monasteri. E’ una fede di pochi? Non sono pochi che hanno la fede, forse sono pochi quelli che frequentano l’Eucarestia domenicale: tra il 5% e il 10%! Ma anche loro sono un tesoro della nostra città: un tesoro di fedeltà, di preghiera, di partecipazione alla vita delle nostre comunità parrocchiali e unità pastorali, di volontariato, di lavoro e di impresa, di sofferenza nelle case di cura, di fatica educativa”.
Infine l’analisi: “Forse c’è bisogno che questa fede, soprattutto di tanti laici, diventi più vita, movimenti maggiormente la nostra vita ecclesiale e sociale almeno su alcuni temi importanti per la vita della città: la solidarietà verso i più poveri, la lotta a ogni forma di violenza e l’impegno educativo per la pace, la cura degli anziani, la partecipazione alla vita politica, a partire dal voto”.
Sullo sfondo i problemi di sempre. La denatalità crescente e la vita che muore. E ancora: la famiglia con le sue difficoltà: “Senza famiglia la città continua a morire. Sulla famiglia cristiani e non cristiani si devono interrogare insieme”. La concretezza della fede incarnata: “La famiglia ha bisogno di una casa. Il tema, vitale, non può essere lasciato solo al mercato, ma ha bisogno di un nuovo impegno pubblico”. Alla famiglia occorre anche “un ambiente curato, non inquinato e luoghi educativi che la supportino”. La scuola dal canto suo non basta ma va affiancata da “associazioni e centri giovanili, esperienze diverse, sportive, musicali, la stessa contrada, che offrano non solo luoghi, ma cammini educativi, relazioni importanti per la crescita e le scelte dei giovani, con figure educative al fianco”».
Una settimana di lutto
Il Governo ha indetto 5 giorni di lutto per ricordare la perdita di Papa Francesco. Una settimana che sarà scandita da diversi momenti:
– si invita a celebrare in parrocchia, nei santuari e in ogni oratorio pubblico una Santa Messa per il Pontefice defunto (Messale Romano, pp. 877-878), scegliendo le letture dal Lezionario delle Messe rituali (ivi pp. 598-675)
– per nove giorni, a partire dalla sua scomparsa, ricorderemo Papa Francesco nel ‘memento’ dei defunti del Canone
– si omette la menzione del Papa al ‘memento’ dei vivi
– in seguito alla comunicazione ufficiale della data delle esequie del Santo Padre Francesco fissate per sabato 26 aprile alle ore 10, la veglia di preghiera prevista nella stessa sera in Cattedrale a Ferrara a partire dalle ore 21, viene anticipata a venerdì 25 aprile nel medesimo luogo e orario.
– oltre che in Cattedrale a Ferrara, anche nella Concattedrale di Comacchio si terrà una veglia di preghiera sempre venerdì 25 aprile alle ore 21
Domenica prossima, domenica della Divina Misericordia, siamo invitati in tutte le celebrazioni eucaristiche a ricordare il defunto Papa Francesco con la seguente preghiera dei fedeli: “Per il nostro Papa Francesco: perché contempli in eterno il mistero di pace e di amore che Egli come vicario di Pietro e pastore della Chiesa dispensò fedelmente alla tua famiglia. Preghiamo”.