L’ambulatorio medico di Caritas: una cura per pazienti e medici volontari
Il filo conduttore che unisce tutte le esperienze dei volontari Caritas si può riassumere in una frase: si riceve molto di più di quello che si dà.
Vale anche per i volontari dell’ambulatorio medico. E’ un progetto ripartito nel 2015, dopo un primo periodo durato dal 1994 al 2001. Apre le sue porte dal lunedì al venerdì, dalle 11 alle 13 e può contare sull’esperienza di medici di base, ospedalieri, universitari ormai in pensione che hanno deciso di continuare a mettere le proprie competenze a servizio della comunità.
“Siamo una decina di medici di medicina generale che si alternano per le visite di tutti i giorni – spiega Giancarlo, il direttore sanitario – poi abbiamo anche due ginecologhe, due pediatre, una neurologa, un’oculista, un ecografista e una psicologa. L’ambulatorio è a disposizione di migranti, di persone in difficoltà, impossibilitate ad avere la tessera sanitaria e quindi ad entrare nei circuiti dell’assistenza. Alcuni hanno il tesserino STP/ENI (per Stranieri Temporaneamente Presenti o per i cittadini comunitari), che ora è possibile richiedere e ottenere in Caritas, ma nella pratica anche con questo hanno difficoltà ad accedere ai normali ambulatori di medicina generale così vengono da noi. Sono pazienti generalmente giovani, con patologie a carico dell’apparato osteoarticolare, ipertensione, infiammazioni delle vie respiratorie, infezioni”.
Gli accessi nel 2023 sono stati 2418, 1920 per l’ambulatorio di medicina generale.
“Il nostro è un ambulatorio cosiddetto solidale o del terzo settore o a bassa soglia, perchè non abbiamo barriere di accesso, non serve appuntamento – sottolinea Carlo, 73 anni, volontario anche lui dal 2015 – ero andato in pensione l’anno prima, Giancarlo mi ha chiesto di venire e ho accettato subito volentieri. E’ un’ esperienza molto bella attraverso la quale si conosce la povertà vera, quella economica ma anche quella relazionale, le persone che vengono spesso sono emarginate, sole. Sentire parlare di queste situazioni è molto diverso dal confrontarsi con esse ogni giorno, sono tutti incontri ed esperienze che ti arricchiscono“.
Lo sa bene e da tanto tempo anche Liliana, 70 anni, ginecologa in pensione: “Nel 1995 ancora lavoravo nella struttura ospedaliera e mi ero fatta autorizzare per visitare persone che mi mandava la Caritas. Poi abbiamo ricominciato nel 2015, nel 2016 sono andata in pensione ed è partito l’ambulatorio ginecologico. Oggi siamo in due ginecologhe, incontriamo ragazze giovani e la prima motivazione per cui vengono è legata alla gravidanza, chi è già incinta o chi invece cerca metodi contraccettivi, poi vengono per patologie infettive e infiammatorie. Abbiamo anche donne più adulte che invece si rivolgono a noi per problematiche legate alla menopausa. In alcuni casi è richiesto l’intervento chirurgico, noi lavoriamo comunque in stretta collaborazione con l’ Asl e quindi indirizziamo queste pazienti verso la struttura pubblica”.
L’ambulatorio ginecologico è aperto il lunedì dalle 9 alle 11 e il giovedì dalle 15 alle 17, riceve su appuntamento ma si può venire anche senza, stessa cosa per l’ambulatorio pediatrico, aperto il lunedì e il mercoledì dalle 15 alle 17.
“Questa del volontariato è un’esperienza che tutti dovrebbero fare – racconta Liliana – perchè ti apre la mentalità come medico, ti spinge a migliorare la tua capacità di relazionarti al paziente. Chi si rivolge a noi può anche rifiutare una terapia e ho capito che devo ascoltarlo ed eventualmente accettare il suo rifiuto. Queste persone mi hanno arricchito con una serie di conoscenze che altrimenti non avrei mai avuto”. Uno dei temi che ha sicuramente colpito di più Liliana nel corso degli anni è quello delle mutilazioni genitali femminili: “Ho incontrato donne fuggite dal loro paese per salvare le figlie da quelle mutilazioni ma anche donne che pensano sia normale, che non si sentono mutilate. E’ molto importante capire come la vivono, cosa pensano le pazienti prima di raccontargli cosa pensi tu. L’ambulatorio è un allenamento alla relazione con l’altro“.
Nel 2023 sono state registrate oltre 300 visite ginecologiche, la quasi totalità a donne non italiane.
“Qui all’ambulatorio conosci persone che si avvicinano a te per una serie di ragioni non solo sanitarie – e dopo una vita da medico di base a Jolanda di Savoia lo capisce subito Gian Pietro, 82 anni il 10 settembre – hanno bisogno di parlare con qualcuno. Ci sono soggetti che hanno delle patologie che normalmente non si rivelano, come l’Aids, sono titubanti a parlarne, per paura di come la prenderai e questo indica la fragilità dei soggetti, il dolore che si portano dentro e quando si confidano con te è una soddisfazione”.
I medici volontari dell’ambulatorio possono fare ricette oppure richiedere esami, perchè la struttura è convenzionata con l’Asl. Hanno anche a disposizione farmaci di prima necessità e visitano in media 8/10 persone al giorno.
“Da quando faccio il volontario qui ho la possibilità di vedere e vivere la medicina a 360 gradi, ogni volta che vengo mi capita un caso diverso, fuori dai canoni”. Anche Angelo, 75 anni, ex medico di base, è un “ascoltatore” come Gian Pietro, “ero abituato a fare tante ore di ambulatorio e quando i pazienti capiscono che li ascolto volentieri poi tornano, si informano su quando sono io di turno, mi cercano e la cosa mi gratifica molto. Loro apprezzano le piccole cose e impari a farlo anche tu”.
Roberto, 69 anni, è l’ultimo arrivato nel team dei medici volontari, è entrato nel gruppo nella primavera del 2024: “Questa scelta ha rappresentato per me un ritorno alle origini, nel 1982 e 83 ho fatto il servizio civile come obiettore di coscienza nella Caritas. Credo in alcuni valori come il volontariato, la gratuità, il servizio. Nella logica di “fratelli tutti” di Papa Francesco, credenti e non credenti, possiamo contribuire, ognuno a suo modo, a creare un mondo migliore, anche con e per i giovani, l’ambulatorio offre tirocini per studenti di medicina che vengono settimanalmente e che la vivono come un’attività gratificante e appassionata. Inoltre abbiamo partecipato a vari convegni scientifici come relatori, portando la nostra esperienza. Non siamo isolati, viviamo e lavoriamo all’interno di diversi ambiti”.
Anche Roberto, nonostante i pochi mesi di volontariato, ha già diversi ricordi particolari: “Un giorno è arrivata una giovane somala che inizialmente aveva difficoltà a raccontare la sua storia, poi piano piano, con l’aiuto di operatori e mediatori, abbiamo scoperto che aveva avuto una gravidanza durante la prigionia in Libia e il figlio le era stato sottratto. Durante la visita sono emersi segni di sevizie, per me è stato un momento molto forte, ho toccato di persona la sofferenza e la crudeltà e ho avuto ancora di più la consapevolezza di essere nato in una parte del mondo fortunata. Io credo che il volontariato debba essere anche uno stimolo affinchè le cose cambino“.
E sempre in quest’ottica, formare e informare, nel corso degli anni sono stati organizzati seminari divulgativi sulla gravidanza, il parto, l’accudimento del neonato, sul suo sviluppo e sull’alimentazione, sulle vaccinazioni.
L’ambulatorio è stato anche centro vaccinale durante il periodo Covid: sono stati eseguiti 750 vaccini nel 2021 e 632 nel 2022, tutti a persone che altrimenti non sarebbero state raggiunte dal sistema sanitario. E questo grazie anche al grande lavoro degli operatori che seguono tutte le pratiche burocratiche e amministrative.
I medici dell’ambulatorio sono tutti d’accordo: quando fai il volontario lo fai soprattutto per te, tu ci guadagni facendo del bene agli altri.
Se cerchi altre informazioni sugli ambulatori le trovi qui: