Afghanistan: preghiera nelle carceri d’Italia il 28 e 29 agosto

Afghanistan: preghiera nelle carceri d’Italia il 28 e 29 agosto
Iniziativa promossa da Ispettorato Cappellani Carceri e Caritas Italiana

Don Grimaldi, la preghiera ci sospinge all’azione.
Per don Soddu, è fondamentale sentirsi parte di una stessa famiglia umana

Roma, 26 agosto. Le drammatiche immagini di un paese imprigionato nella paura e nel terrore, pongono interrogativi e invitano alla solidarietà umana e spirituale.  L’Ispettorato Generale Cappellani delle Carceri d’Italia unitamente a Caritas Italiana promuovono una giornata di preghiera nelle carceri, sabato 28 e domenica 29 agosto. All’Angelus della scorsa domenica, Papa Francesco ha chiesto a tutta la Chiesa e ad ogni persona di buona volontà di pregare con Lui, il Dio della Pace “affinché cessi il frastuono delle armi e le soluzioni possano essere trovate al tavolo del Dialogo”. Dalle indicazioni del Pontefice nasce, dunque, l’invito di preghiera comunitaria nelle carceri sollecitato dall’Ispettore dei cappellani delle carceri d’Italia, don Raffaele Grimaldi e dal Direttore della Caritas Italiana don Francesco Soddu. “Solo dove c’è la sofferenza e il dramma della solitudine si può comprendere ancora meglio la sofferenza dell’altro – nella  motivazione di don Grimaldi –  perciò,  invito i cappellani dei nostri Istituti Penitenziari, che seguono con apprensione le sorti del popolo Afghano, unitamente ai volontari e agli operatori , di farsi promotori di una preghiera solidale, affinché durante  Sante Messe di Sabato 28 e Domenica 29 di Agosto, i nostri Istituti possano diventare dei veri Cenacoli di solidarietà e di vicinanza al popolo afgano.” Don Soddu ha sottolineato che “l’esperienza della pandemia ci ha ricordato quanto siamo fragili e che è fondamentale sentirsi parte di una stessa famiglia umana, dove ciascuno ha assoluto bisogno degli altri. Di tutti gli altri. Con la preghiera possiamo davvero essere Fratelli tutti”.

 

Ancora sull’importanza del raccoglimento in  preghiera nella realtà marginale della vasta  comunità  del carcere , l’Ispettore dei cappellani soggiunge  che “ La preghiera e un’arma silenziosa e potente che squarcia i celi e giunge al cuore di Dio. La preghiera del cuore, ci fa sentire vicino ad un popolo lontano; nessuno si senta abbandonato perché la Chiesa ha sempre spalancato le sue porte alla solidarietà e all’accoglienza costruendo dialogo con tutti, unica via possibile per soccorrere popoli in difficoltà come quelli dell’Afghanistan  dove i deboli sono schiacciati dalla violenza. I detenuti dei nostri istituti, nonostante la loro condizione di ristretti, sono sempre attenti ai drammi e alle criticità fuori dalle mura. Le porte chiuse e sbarrate dei nostri penitenziari non ostacolano e non impediscono “alla preghiera di evadere” per avvolgere un mondo che soffre a causa delle violenze e dell’egoismo dell’umanità”.  Infine, il Capo dei Cappellani rivolge l’invito  ai confratelli cappellani operanti negli Istituti Penitenziari d’Italia  affinché sostengano  le due giornate di preghiera comunitaria.

“Carissimi amici cappellani, grazie sempre per la vostra testimonianza missionaria che permette al Vangelo di toccare il cuore di ogni uomo e grazie in particolare per l’attenzione che darete a questo invito di preghiera per l’Afghanistan. In questo momento storico la preghiera è, per i nostri fratelli e sorelle prigionieri, uno strumento in favore di un  cammino di vera educazione e di promozione dei valori e , nel contempo,  è un invito alla riflessione sulla  responsabilità di essere attenti ai bisogni dell’altro per accompagnare la rinascita di ogni persona. Preghiamo per la piccola Comunità dei credenti testimoni vivi e con il Signore Gesù affermiamo: “Non temere piccolo gregge” affinché, il terrore seminato in questi giorni, non rubi “la speranza nel cuore di coloro che Credono in Dio unico Padre di Tutti”.